Spiegazioni in merito al Tantra

DEVI-PUJA

L’adorazione della Devi

 

IL PRIMO CHARITA

    Vicino l’eremitaggio del saggio Medha in una foresta, si incontrarono due persone sfortunate, uno dei due era uno Kshatrya e si chiamava Suratha e l’altro si chiamava Samadhi, un Vaishya. Suratha ultimamente aveva perso il suo regno a causa di una invasione intrapresa da un altro re che aveva ottenuto la vittoria per mezzo degli intrighi dei ministri di Suratha e dell’infedeltà dei suoi sudditi. Anche il Vaishya aveva la sua dose di calamità, poiché prima era un ricco mercante e più tardi fu abbandonato, cacciato fuori di casa dai componenti della sua stessa famiglia – da sua moglie, i figli ed i parenti – mossi dall’avidità di potere, di ricchezze e dalla possibilità di essere influenti.

    Dopo uno scambio di conoscenze sullo stato reciproco, miserevole, in cui vivevano, entrambi decisero di visitare il saggio che viveva nei dintorni e di esporgli le loro difficoltà poiché capivano che c’era un elemento in comune.

    Dopo aver rispettosamente salutato l’eremita, gli narrarono le storie delle loro sfortune e poi gli fecero questa domanda.

    Il re disse : “Grande saggio ! Sebbene abbia perso il mio regno e non ho più niente a che fare con esso, il mio cuore è ancora attaccato al senso del sentire denominato ‘mio’, mamatva, in relazione alle persone con cui prima ero in contatto, i ministri, i militari, i funzionari ed i sudditi. Perché questa sensazione egoica di ‘mio’ persiste ancora dal momento che non c’è più alcuna giustificazione per ciò o base di verità ? E qui c’è il mercante ( indicò Samadhi ) che i suoi parenti non vogliono più poiché lo hanno abbandonato; tuttora naviga nella mia stessa barca, con il suo cuore attaccato alla moglie e figlie, ai figli e ai parenti, alle relazioni passate. Cosa è questo mistero ? Quale è la causa di questa incorreggibile illusione, moha, di cui siamo vittime ? Non siamo dei folli inconsapevoli di ciò che è sbagliato e malvagio; nonostante comprendiamo i fatti siamo trascinati da una forza irresistibile verso questo incantesimo di mamatva, ‘mio’. C’è una causa ? C’è un rimedio ? Che tu possa degnarti di venire in nostro soccorso, O saggio.”

LA CAUSA ALLA RADICE

    Medha, il saggio, rispose esponendo la radice della causa di tutta la sofferenza ed indicò il rimedio :

    “Tutte le creature hanno una loro coscienza ed hanno l’istinto di preservare se stessi e la loro conoscenza arriva fino agli oggetti dei sensi. In relazione agli esseri creati, alcuni sono nati in modo che non vedono di giorno, altri ancora non vedono di notte, mentre altri ancora vedono di giorno e di notte, in egual modo. La conoscenza dell’uomo non è migliore di quella degli uccelli e delle bestie che mostrano di avere grandi abilità per preservare se stessi e ciò che è loro. Qui di nuovo, il senso ed il sentire come ‘mio’ è diffuso in tutta la creazione – negli uomini così come nelle bestie. Saputo ciò la causa di tutto questo è l’ignoranza, avidya, che non è la creazione di qualche essere sulla terra o in paradiso. E’ il prodotto delle azioni di mahamaya, il grande potere illusorio del Signore Vishnu. Lei è il potere che vincola così come è il potere che libera, è causa di ignoranza e causa di conoscenza. Attraverso di Lei tutto l’universo è stato attivato ruotando incessantemente e contiene in esso tutto ciò che è mobile ed immobile. Lei, in breve, è il Potere di Hari, il Signore dell’Universo, chiamato yoga-nidra, il Potere-Dormiente dello yoga, l’equilibrio sovracosciente dell’Essere Supremo.

    Suratha chiese al saggio di parlare ancora di Lei, allora il saggio continuò :

    “Sebbene Lei sia eterna, immanente in tutto l’universo che è la Sua incarnazione, Lei prende vita di volta in volta, incarnandosi in una forma speciale di Sua scelta, affinchè il governo degli Dei ( nel cosmo ) abbia successo, per poter stabilire i Principi Divini nell’ordine del mondo così che il suo funzionamento possa progressivamente armonizzarsi con le verità eterne e le leggi più alte della Divinità creativa.”     

    Alla chiusura di un ciclo precedente quando il cosmo era addormentato nell’Essere Oceanico della sua stessa Causa, e Vishnu, il Signore, era nel suo sonno sopra-fisico, yoga-nidra, due asura, Madhu e Kaitabha nacquero dal cerume di scarto dell’orecchio del Signore e cercarono di uccidere Brahma, il creatore che risiede nel loto-ombellico di Hari. A questo punto Brahma cercò la grazia della dea del Sonno che albergava negli occhi del Signore ed iniziò a cantare le lodi della Devi. In risposta a ciò, Mahakali, la terribile signora della Notte, il culmine dell’Oscurità, tamasiratri, assecondò la preghiera di Brahma e svegliò Vishnu dal sonno e ciò portò alla distruzione dei due Asura : questo è il modo in cui Lei prese il nome di Madhu-Kaitabha-Nasini.

    Così finisce il primo Charita, la storia di Mahakali che è la Dea che presiede sul tamas Divino.

T. K. Kapali Sastry

 

Libera traduzione dell’Inglese all’Italiano di Devadatta e Kiriti

 

T. K. Kapali Sastry – OPERE COMPLETE – Volume 1 – Il Libro delle Luci-I

PUBLICAZIONI – Sri Aurobindo Ashram – Pondicherry – India

Immagini prese da Internet