Non c’è morte, poiché è il corpo che muore ed il corpo non è l’uomo. Ciò che è realmente, non può uscire dall’esistenza, sebbene possa cambiare le forme attraverso cui appare, così come ciò che è non esistente non può venire ad essere. L’anima è e non può cessare di essere.
Perciò, dice il Maestro, metti da parte questo vano dolore e questo tuo tirarti indietro, combatti, O figlio di Bharata. Perché tale conclusione ? Questa alta e grande conoscenza, questa ardua auto-disciplina della mente e dell’anima, attraverso cui deve elevarsi al di là del clamore delle emozioni e dell’inganno dei sensi verso la vera conoscenza di sè, può di sicuro liberarci dall’angoscia e dall’illusione; può di sicuro liberarci dalla paura della morte e dal dolore per chi muore; o di sicuro mostrarci che coloro che noi chiamiamo morti non sono affatto morti, né debbono essere pianti, poiché sono solo andati nell’aldilà; può di sicuro insegnarci a guardare indisturbati i più terribili assalti della vita e la morte del corpo, come una cosa di poca importanza; può esaltarci nella concezione che tutte le circostanze della vita sono una manifestazione dell’Uno e un mezzo per le nostre anime al fine di elevarsi al di sopra delle apparenze, in una evoluzione verso l’alto, fin quando non conosciamo noi stessi come Spirito immortale.
SRI AUROBINDO – SAGGI SULLA GITA
Opere complete di Sri Aurobindo – Volume 19 – CAPITOLO VII – Pubblicato dal Dipartimento delle Pubblicazioni dello Sri Aurobindo Ashram – Pondicherry – India
Libera traduzione di Devadatta e Kiriti